Menhir e dolmen

GIURDIGNANO

Menhir e Dolmen 

Le numerose opere preistoriche esistenti sono la testimonianza diretta di una presenza umana risalente all’età del bronzo. Tale presenza contribuisce ad annoverare Giurdignano tra i siti di maggior interesse archeologico e non a caso esso viene definito “Il Giardino Megalitico d’Italia” per la sua alta concentrazione di monumenti risalenti a questo periodo (18 menhir e 7 dolmen). Dislocati tra vicoli, antiche dimore e luoghi di campagna, i dolmen e i menhir dominano, sfidando il tempo, tra il verde argenteo degli ulivi ed una stupenda vegetazione spontanea.

Il termine “Menhir” proviene dal dialetto bretone e significa “pietra lunga” (da men=pietra e hir=lunga). I menhir sono lunghi parallelepipedi monoliti conficcati nella roccia: la loro origine rimane avvolta nel mistero, anche se si ipotizza che fossero legati al culto della fertilità o a quello del sole, o ancora utilizzati come segnali di demarcazione del territorio.

Per quanto riguarda il culto della fertilità, pare che i menhir venissero costruiti in onore  del Dio Sole nelle zone di campagna per ottenere in cambio la fertilità del terreno. Tale ipotesi viene confermata dal fatto che effettivamente  essi sono collocati in zone del territorio ancora oggi assai fertili. Sia i menhir che i dolmen risalgono al XVI secolo a.c. Si ritiene ancora che potessero servire quale luogo di preghiera verso le anime dei defunti, ma anche e soprattutto nei confronti dello stesso Dio Sole: attraverso la preghiera, il dio veniva esortato a risorgere e a sconfiggere il buio della notte.

Secondo un’ ulteriore ipotesi, i menhir venivano collocati nelle vicinanze o lungo le strade principali del paese in modo da delimitare il territorio di Giurdignano. Presentavano una facciata più larga, di circa 30 cm, rivolta verso l’asse est-ovest (quindi verso l’ alba e il tramonto del Dio Sole) e una più piccola di circa 20 cm rivolta verso l’asse nord-sud. Si  pensa che la facciata più larga, una volta seguita, avesse la funzione di indicare la posizione esatta del successivo menhir e quindi la giusta strada da percorrere: in questo modo, anche le persone provenienti da altri paesi o che si erano smarrite, seguendo tali indicazioni, potevano trovare il giusto cammino per arrivare a Giurdignano.

Si ipotizza infine  che i menhir venissero utilizzati anche come meridiane, in modo da segnare le ore del giorno e sapere esattamente quando fosse mezzogiorno, poichè l’ombra del menhir scompariva quando il sole raggiungeva il suo punto più alto nel cielo.

I Dolmen

I Dolmen (dal bretone dol=tavola e men=pietra) sono costituiti in genere da tre lastre di pietra conficcate nel terreno aventi la funzione di sorreggerne una quarta orizzontale.  Secondo le ipotesi più accreditate dovevano essere monumenti funebri o destinati a riti sacrificali. Era questo il motivo per cui i dolmen venivano posti in luoghi lontani dal paese, in modo che nessuno potesse vedere come tali riti si svolgevano: solo il sacerdote  e due uomini, suoi assistenti, vi presenziavano. I riti erano sempre riservati al culto del Dio Sole e si svolgevano al tramonto: il corpo dell’animale da sacrificare  veniva appoggiato orizzontalmente sopra il dolmen, con la testa sul cerchio;  quindi veniva sgozzato e il sangue defluiva nei canaletti che c’erano intorno; successivamente veniva prelevato e deposto all’interno del dolmen fino all’alba, quando il corpo veniva poi seppellito nelle zone circostanti. Sebbene meno frequentemente, sui dolmen probabilmente venivano celebrati anche riti che prevedevano sacrifici umani.

Un tempo, nella zona in cui è collocato il Dolmen Stabile, unico dolmen tra i sette di Giurdignano che può essere visitato, c’erano ben venti dolmen, ormai distrutti e accatastati sul lato sinistro di quello principale. Proprio per questa alta concentrazione  in un’unica area, Giurdignano può essere considerata”la Stonehenge all’italiana” in miniatura. I dolmen non si trovano solo a Giurdignano, ma ne esistono anche in Sardegna, in Sicilia, in Svizzera, in Inghilterra e in Francia, anche se a volte hanno forme un po’ diverse. Ad esempio i dolmen della Sicilia sono più alti, sono circa ad altezza d’uomo, si è riscontrato che vi si accedeva lateralmente, sollevando un enorme masso che chiudeva l’apertura e sulla parte frontale c’erano delle statue che coprivano l’ingresso principale. In Sicilia, i dolmen non venivano utilizzati come monumenti adibiti a riti sacrificali, ma per seppellire centinaia di persone; erano quindi delle vere e proprie tombe. Un altro dolmen un po’ diverso dal nostro si trova in un paese limitrofo, a Minervino di Lecce, ed è il “dolmen li scusi”, che nel dialetto salentino significa “nascosto”. La differenza tra il Dolmen Stabile e il Dolmen li Scusi è che il Dolmen li Scusi invece di avere inciso un cerchio sulla lastra in orizzontale presenta un vero e proprio foro utilizzato per appoggiare le teste degli animali sacrificati: in questo modo gli animali non venivano sgozzati, ma direttamente decapitati dato che la loro testa poteva ricadere all’interno del Dolmen stesso.

Sia i dolmen che i menhir prendono il nome della zona in cui si trovano. Giurdignano  può anche vantare la presenza di “Dolmen Gemelli”, i “Dolmen Grassi” e di “Menhir Gemelli”. Se per i Dolmen sono stati ritrovati degli scritti che hanno permesso di stabilire quale fosse la loro reale funzione, lo stesso non si può dire per i menhir, ancora oggi in fase di studio e per i quali, quindi,  si possono formulare solo ipotesi.